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La neosporosi è una parassitosi del cane provocata da Neospora caninum, protozoo a lungo confuso con Toxoplasma gondii.

Questo parassita ha una distribuzione cosmopolita ed è in grado di colpire numerose specie animali.

Cane e bovino sono le specie che subiscono i danni maggiori (disturbi riproduttivi e  neurologici).

Indice dei contenuti

Neospora caninum e i suoi ospiti

Il ciclo biologico di Neospora caninum ha il cane come ospite definitivo.

Questo è in grado di eliminare nell’ambiente le forme infettanti del parassita (dette oocisti), anche se poco si sa ancora circa la tempistica e l’intensità della loro eliminazione.

Numerosi ospiti intermedi (bovino, ovini, uccelli, roditori) sono capaci di mantenere nei loro tessuti N. caninum sotto forma di cisti.

A differenza di Toxoplasma gondii, N. caninum non è un parassita che interessa l’uomo e pertanto non è agente di zoonosi.

Trasmissione della neosporosi nel cane

Il cane può esserne sia ospite definitivo che intermedio (si definisce quindi ospite completo).

Il cane può contrarre N. caninum principalmente alimentandosi di tessuti di bovini (ad esempio, invogli placentari, feti abortiti).

Esercitando attività predatoria può anche ingerire altri ospiti intermedi (roditori e uccelli) che albergano cisti del parassita.

Un’ulteriore fonte di infezione è la somministrazione di alimenti o acqua contaminati da oocisti sporulate, anche se si tratta di un’evenienza rara.

La trasmissione madre-feto durante la gravidanza

Tra le vie di trasmissione di N. caninum abbiamo anche quella verticale, ossia il passaggio del parassita da madre a feto durante la gravidanza.

La via di trasmissione attraverso la placenta (transplacentare) sembra essere la più efficiente sia nel cane, sia negli ospiti intermedi come il bovino.

Però, mentre in quest’ultima specie il parassita causa frequentemente l’aborto, nella cagna questo accade solo raramente.

neosporosi cane cuccioli

Circa la metà dei cuccioli di cagne con N. caninum, nascono congenitamente infetti e spesso del tutto asintomatici.

Tuttavia, circa il 25% di essi tende a sviluppare un’infezione clinica entro poche settimane dalla nascita.

I restanti cuccioli diventano invece portatori asintomatici e in grado, se si tratta di femmine, di trasmettere a loro volta l’infezione alle cucciolate future.

Il prevalere di forme asintomatiche all’interno di cucciolate contribuisce a creare delle linee materno-filiali infette nell’ambito delle singole razze e allevamenti.

Inoltre, N. caninum è in grado potenzialmente di infettare i cuccioli durante la gestazione anche nelle gravidanze successive per riattivazione di infezioni croniche, diversamente da quanto accade invece per Toxoplasma gondii.

Sintomi di neosporosi nel cane

Nel cane esistono due forme cliniche principali, entrambe di tipo neurologico.

La prima forma è una poliradiculoneurite associata a miosite, causata dall’attiva replicazione del parassita a livello di midollo spinale, radici nervose e muscoli scheletrici, mentre la seconda forma è un’encefalomielite multifocale.

Poliradiculoneurite-miosite

Le forme di poliradiculoneurite-miosite si osservano nei cuccioli al di sotto dei 6 mesi di età infettati per via transplacentare.

I segni clinici possono essere evidenti già alla nascita, ma più frequentemente di osservano a partire dalle prime 3-4 settimane di vita.

Il protozoo infetta principalmente le radici nervose lombo-sacrali.

Pertanto, si osserva una paralisi progressiva ascendente a partire dagli arti posteriori.

Il cane presenta debolezza muscolare, seguita da marcata atrofia con contrattura rigida di entrambi gli arti posteriori, che si presentano iperestesi (cosiddetta “posizione della foca”).

La progressiva compromissione delle radici nervose causa un aggravamento della sintomatologia con comparsa di tetraplegia, vale a dire paralisi di tutti e quattro gli arti.

Ulteriori possibili lesioni a livello encefalico, del nervo frenico e dei nervi cranici causano disfagia, dispnea e, a volte, megaesofago.

Problemi alla conduzione miocardica possono causare morte improvvisa per arresto cardiaco.

Encefalomielite

L’encefalomielite può originare sia da un’infezione acuta acquisita per via diretta, sia per riattivazione di un’infezione latente di neosporosi nel cane.

Si osserva generalmente in animali adulti, sebbene siano possibili anche casi in soggetti di età inferiore all’anno.

Questa forma si esprime con una sintomatologia neurologica variabile dovuta a processi infiammatori focali o multifocali.

neosporosi cane paralisi

Prognosi della neosporosi del cane

Se non trattata tempestivamente e adeguatamente la neosporosi comporta un progressivo aggravamento che spesso può prevedere un esito letale.

Pertanto, è sempre fondamentale rivolgersi al proprio Medico veterinario di fiducia.

Grazie ad adeguati esami clinici e parassitologici, il veterinario sarà in grado di diagnosticare la malattia e di intraprendere un’adeguata terapia antibiotica di lunga durata (6-8 settimane).

Pur portando a riduzione e arresto della progressione dei segni clinici, comunque in tempi lunghi e variabili, la terapia non garantisce l’eliminazione dell’infezione.

Oltre alla terapia medica, la fisioterapia, basata su esercizi passivi di movimento e massaggi, può essere utile per il recupero a lungo termine degli animali con forme di poliradicoloneurite-miosite.

Particolare importanza riveste il ruolo della profilassi nella prevenzione di questa parassitosi nel cane, evitando che i cani ingeriscano tessuti di ospiti intermedi potenzialmente infetti.

In particolare, è necessario limitare l’accesso ai cani nelle aziende bovine, dove potrebbero ingerire materiale abortito e dove potrebbero eliminare oocisti in prossimità delle mangiatoie e nei locali di stoccaggio del fieno e del mangime.

I cani non dovrebbero essere lasciati liberi di alimentarsi con carcasse di animali selvatici e, in generale, dovrebbe essere sempre evitata la somministrazione di carni o visceri crudi.

È fondamentale anche evitare che le cagne sieropositive e che abbiano in passato partorito cucciolate affette da neosporosi si riproducano, in quanto possono generare linee materno-filiali infette che mantengono l’infezione all’interno degli allevamenti e delle singole razze.